Una Comunità Energetica Rinnovabile (abbreviata come CER) è un gruppo di privati cittadini, imprese, enti territoriali o autorità locali che volontariamente decidono di costituirsi in forma giuridica allo scopo di produrre e condividere energia rinnovabile in forma collettiva, traendone benefici ambientali, sociali ed economici. É una formula relativamente nuova, infatti la normativa italiana che la definisce è del 2020 ed è ancora in fase di completamento ed è un recepimento della normativa Europea. L’Unione Europea infatti punta molto sulle CER per costruire un nuovo sistema energetico, fortemente basato sulle energie rinnovabili. Già esistono alcuni esempi in Italia e molte CER sono in fase di progettazione e avviamento. Si stima che in Italia saranno 40.000 le CER nel 2025.
La CER è dunque un insieme di soggetti che si associano per produrre e condividere l’energia rinnovabile, ovvero energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici, eolici, a biomassa, ecc… La formula più diffusa si basa proprio sull’energia solare fotovoltaica proprio perché la risorsa solare è disponibile ovunque e gli impianti fotovoltaici hanno bassi impatti ambientali e visivi e stanno diventando sempre più economici. Gli impianti fotovoltaici di una CER possono essere di proprietà di privati cittadini, impianti comunali installati su edifici pubblici, impianti industriali di aziende, o anche impianti collettivi, ovvero impianti costruiti dalla stessa comunità energetica.
Un CER per poter funzionare ha bisogno degli impianti fotovoltaici ma anche di una organizzazione e di una forma giuridica. Molti esempi in Italia si stanno costituendo in forma di associazione, soprattutto per piccole CER, o anche in forma di cooperativa.
Uno dei concetti fondamentali della CER è che possono partecipare sia soggetti che possiedono un impianto fotovoltaico che coloro che non hanno nessun impianto. Infatti si possono distinguere tre tipi di membri della CER: consumatore, produttore e prosumer.
Il consumatore è un soggetto che consuma energia ma non ha nessun impianto fotovoltaico sul tetto (una abitazione, un edificio pubblico…). Il produttore è invece un soggetto che non consuma ma produce energia fotovoltaica (per esempio un impianto fotovoltaico allacciato alla rete). Infine il prosumer è un consumatore che è allo stesso tempo produttore, ovvero un soggetto che produce energia fotovoltaica e ha anche dei consumi (una casa con un impianto sul tetto, un edificio pubblico con impianto sul tetto).
I membri della CER si scambiano fisicamente l’energia attraverso la rete elettrica di distribuzione, ovvero la rete a cui tutte le utenze sono già allacciate attraverso i contatori. Ognuno scambia energia con la rete di distribuzione, attraverso il proprio contatore secondo il contratto con il fornitore di energia elettrica. In ogni fascia oraria, il consumatore, può prelevare energia dalla rete elettrica secondo i propri bisogni (compra dalla rete), il produttore immette energia elettrica nella rete di distribuzione (vende alla rete). Il consumatore e produttore, detto prosumer, produce elettricità che consuma - autoconsuma - in parte o totalmente. La parte che eventualmente non consuma la immette in rete (la vende alla rete), mentre se l’energia che produce non è sufficiente ai propri bisogni allora ne preleva altra dalla rete (la compra).
La CER allora effettua il conteggio dell’energia totale immessa e prelevata da tutti i membri in ogni fascia oraria e calcola l’energia condivisa che è la percentuale dell’energia totale immessa in rete che è stata contemporaneamente consumata da tutta la CER in ogni fascia oraria. Per funzionare bene una CER deve consumare tutta l’energia rinnovabile che produce, ovvero deve fare in modo che i consumi complessivi si avvicinino alla produzione rinnovabile. In futuro, grazie all’educazione al consumo responsabile e all’uso di elettrodomestici intelligenti, la CER cerca di spostare i propri consumi nelle ore di produzione rinnovabile locale, per ridurre l’energia prodotta non utilizzata, e il consumo di energia non rinnovabile. Oltre a garantire che la maggior parte dell’energia consumata provenga dagli impianti rinnovabili locali, questo meccanismo serve a ridurre la quantità di energia che viene prelevata o immessa nella rete di alta tensione, quindi a bilanciare la rete elettrica che altrimenti sarebbe “stressata” per l’eccesso di energia rinnovabile (fotovoltaica) e la sua particolare variabilità. Proprio per questa ragione l’energia condivisa viene incentivata dallo Stato Italiano che attraverso il GSE (Gestore Servizi Energetici) paga alla CER un corrispettivo economico l’energia condivisa.
Ogni membro della CER vende e compra energia dalla rete secondo il contratto con il proprio fornitore di energia elettrica, mentre la CER (associazione o cooperativa) riceve un incentivo dallo Stato sull’energia condivisa. L’incentivo rappresenta il “tesoretto” della CER, che può essere utilizzato in diversi modi secondo le regole e le finalità della CER. Può essere per esempio in parte diviso tra i soci e in parte utilizzato per attività sociali o investimenti per migliorare la CER stessa. Siccome l’obiettivo delle CER non è solo economico ma anche sociale, le stesse sono invogliate a utilizzare parte delle risorse economiche ricavate dall’incentivo per iniziative sociali, investimenti a favore della collettività e del territorio, o per far aiutare cittadini in condizione di povertà energetica.
In primo luogo, i cittadini cambiano il modo di consumare dell’energia elettrica per favorire l’uso delle rinnovabili, diventando più consapevoli sulla produzione e l’uso dell’energia. I cittadini e gli enti locali sono favoriti nel creare impianti di rinnovabili sia privati che pubblici e così aumenta la quantità di energia rinnovabile prodotta localmente. Inoltre l’energia deve essere non solo prodotta ma anche consumata localmente. Infatti i consumatori e i produttori devono sottostare alla stessa cabina elettrica di alta tensione, il che vuol dire che la CER può avere un'estensione territoriale che va da un quartiere fino a un insieme di pochi piccoli comuni. Da un punto di vista tecnico, le CER favoriscono il bilanciamento delle reti elettriche, quindi permettono l’aumento della quota di energia rinnovabile che può sopportare il sistema elettrico. Va considerato anche che l’energia elettrica può essere usata non solo per gli usi elettrici convenzionali, come per illuminazione ed elettrodomestici o per l’industria, ma anche per gli usi emergenti tra cui la ricarica di auto elettriche, oppure il riscaldamento e raffreddamento tramite le pompe di calore.
I vantaggi ambientali sono derivati dalla diminuzione dell'uso delle energie fossili e quindi una riduzione delle emissioni di gas serra. Ma i vantaggi non sono solo puramente energetici ambientali. I cittadini e gli enti locali gestiscono collettivamente e democraticamente parte dell’energia che consumano, creano nuovi legami sociali favorendo la coesione delle comunità locali. La CER può aiutare i membri, inclusi gli enti pubblici, a intraprendere iniziative individuali di efficientamento energetico.
Infine ci sono i vantaggi economici. I cittadini e gli enti locali ricevono un beneficio economico proveniente dalla distribuzione dell’incentivo ottenuto sull’energia condivisa. Nel caso in cui la CER sia proprietaria di impianti collettivi allora ha ricavi anche dalla vendita di energia alla rete. Nel caso in cui è il comune a dotarsi di impianti di produzione allora la vendita di energia rappresenta una riduzione netta della sua bolletta energetica, che fa risparmiare i cittadini. Inoltre la CER può investire in nuovi impianti collettivi riducendo i costi di installazione e gestione degli stessi, e può accedere a forme di finanziamento.
I piccoli comuni italiani, soprattutto quelli delle aree interne spesso destinati al progressivo spopolamento, possono trasformare l’obiettivo energetico delle comunità energetiche in obiettivo socio-economico: la possibilità di ridurre la spesa per l’energia elettrica, eventualmente contrastando il fenomeno della povertà energetica, può costituire un incentivo a mantenere e incrementare la residenza di popolazione e attività produttive nelle comunità periferiche, oltre a contribuire al loro sviluppo economico. Inoltre le CER favoriscono il passaggio da un modello tradizionale di produzione di energia centrato su fonti fossili a uno incentrato sulla produzione diffusa da fonti rinnovabili ed efficienza energetica, e questo implica non soltanto la mera sostituzione tecnologie impattanti, insostenibili ed esauribili con altri più efficienti, meno inquinanti e rinnovabili, bensì presuppone la condivisione e la co-progettazione dei sistemi energetici grazie al coinvolgimento della società civile nelle sue differenti forme, e può dar vita a un modello innovativo di economia locale.
In Irpinia, come nel resto d'Italia, si stanno muovendo i primi passi verso la costituzione delle CER. Un impulso è arrivato attraverso il bando regionale D.D. n. 865 del 3/10/2022 con cui la regione Campania ha inteso finanziare i comuni sotto i 5000 abitanti che ne avessero fatto richiesta, per effettuare lo studio di fattibilità della CER. I comuni beneficiari devono realizzare uno studio per verificare la fattibilità del progetto nel territorio comunale, includendo quindi una analisi dei consumi dell’ente e quelli della cittadinanza, tenendo in considerazione anche aziende e le specificità territoriali. Gli studi dovrebbero dare indicazione sulla dimensione della CER, i possibili impianti da realizzare, la forma giuridica e di governance. Sono quasi 70 i comuni irpini che si sono aggiudicati il finanziamento e a breve sarà interessante verificare quanti di essi sono riusciti a portare avanti questa prima fase e in che modo. In aggiunta, è noto che in Irpinia dovrebbe nascere una delle prime Green Communities d’Italia con comune capofila Chiusano che punta tra altri interventi alla costituzione di una o più CER coinvolgendo i comuni dell’area vasta di Avellino. Sicuramente i progetti avviati fanno pensare a un importante cambiamento nello scenario energetico locale, con potenziali ricadute sul territorio, sociali ed economiche. Tuttavia il processo non è esente da criticità e ostacoli, e in ogni caso non dovrebbe essere lasciato alle sole amministrazioni comunali, che certamente possono e devono svolgere un ruolo di promozione e supporto, ma hanno bisogno del coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni, delle università, del tessuto impresariale.
Ecomunera si occupa di transizione ecologica su scala locale e intende promuovere e sostenere la trasformazione energetica e sociale. Per il momento stiamo collaborando con il Comune di Villamaina per la creazione di una CER, ma intendiamo osservare quanto sta avvenendo nel resto della provincia e stimolare la collaborazione, il confronto ed il dibattito tra i vari soggetti interessati, gli enti pubblici, il terzo settore, gli esperti e i partner tecnologici, ma soprattutto con la cittadinanza.
Cos'è una Comunità Energetica Rinnovabile?
Come può cambiare l'approccio all'energia dei cittadini?
Qual è lo scenario in Irpinia e come sta evolvendo?
Quali sono le potenzialità e le criticità nelle aree interne?
Come possono aiutare a combattere la povertà energetica?
Proviamo a rispondere a queste domande insieme ad Emmanuele Petruzziello di Koala.
Koala è una start-up che si occupa di sviluppo di Comunità Energetiche Rinnovabili CER e piattaforme di energy sharing. Sta seguendo diversi progetti di CER in Irpinia e nel Sannio e la Green Community "Irpinia"